Tesina sulla Psicoanalisi

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  1. BongyBo
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    Eccola l'ho trovata! XD Se siete di Novara e fate il liceo Scientifico non copiatela perchè l'abbiamo gia portata in 800mila.



    Introduzione




    Ho scelto di sviluppare come linea-guida del mio lavoro un argomento culturale di portata rivoluzionaria come la psicoanalisi,che,con le scoperte di Sigmund Freud(1856-1939)sull’inconscio,sui meccanismi di difesa e sulla struttura della personalità,ha fornito non solo nuovi strumenti terapeutici ma ha rinnovato radicalmente la concezione stessa dell’ uomo.

    Nell’ approfondimento dedicato al grande medico e psicoanalista viennese ho cercato quindi di mettere in luce i concetti fondamentali della sua concezione,mentre nelle altre disciplinami sono proposto di sviluppare collegamenti e applicazioni plausibili.
    Da questo interesse per la psicoanalisi è derivata la Coscienza di Zeno di Italo Svevo(1861-1928).la prima opera della letteratura italiana ispirata ai rapporti con il mondo interiore e l’inconscio. Zeno non solo parla il linguaggio della nuova scienza ma incarna “l’eroe tipico”con le sue nevrosi,le rimozioni,le autoanalisi,gli alibi di coscienza…

    La scelta di Svevo mi ha condotto naturalmente a Joyce(1882-1941),il grande scrittore irlandese di lingua Inglese del Novecento,che fu anche lo scopritore del talento fino ad allora poco riconosciuto di Svevo,e che sviluppò nelle proprie opere nuove tecniche narrative in grado di riprodurre la realtà dell’ inconscio,come il monologo interiore e il flusso di coscienza.

    In storia dell’arte ho individuato in Salvador Dalì (1904-1989)un interprete originale di simboli riconducibili al mondo onirico indagato scientificamente da Freud in una delle sue opere fondamentali:L’interpretazione dei Sogni (1900)






    Sigmund Freud



    (1856-1939)




    Il fondatore della Psicoanalisi


    Nasce a Vienna nel 1856; dopo essersi laureato in medicina approfondisce lo studio delle malattie nervose a Parigi. Al suo ritorno a Vienna, abbandona le tecniche terapeutiche basate sull’ipnosi e sperimenta il suo nuovo metodo, basato sull’analisi dei sogni e delle associazioni libere, esposte dal paziente nel corso dei colloqui durante i quali questi doveva parlare in piena libertà di tutto quanto fluiva alla sua mente sulla base di spontanee associazioni di idee.
    Per 10 anni Freud fu l’unico rappresentante della psicoanalisi: le sue teorie furono a lungo considerate con scetticismo o addirittura con sospetto, tanto che solo dopo 18 anni di incarico fu nominato professore ordinario all’università di Vienna(1920). Con l’avvento del nazismo, nel 1933, le sue opere furono bruciate in quanto ebreo e Freud nel 1938 lasciò Vienna e si recò come esule a Londra dove morì nel 1939.
    Tra le sue opere fondamentali ricordiamo: L’interpretazione dei sogni(1900), Tre saggi sulla teoria della sessualità (1905), Psicologia collettiva e analisi dell’io (1919), L’Io e l’ES (1923)




    La Psicoanalisi e l’opera di Freud

    Freud passa dal metodo catartico alla psicoanalisi, abbandonando i metodi terapeutici basati sull’ipnosi di Charcot come terapia. Con la psicoanalisi cade l’identificazione tra psichico e cosciente, cioè l’uomo può avere dei contenuti di cui non è consapevole. Il punto preso in considerazione per osservare l’uomo non è più la coscienza ma l’inconscio. Le motivazioni coscienti sono delle maschere che nascono da impulsi rimossi.
    Il concetto di rimozione per Freud è legato all’origine delle malattie mentali, cioè l’individuo è turbato da ricordi dolorosi, che non sono più a livello di consapevolezza ma sono depositati nell’inconscio. Questi continuano ad agire in modo negativo e si manifestano come sintomi nevrotici, ovvero residui e simboli di esperienze traumatiche che sono state rimosse.
    La rimozione evita all’individuo di trovarsi in un’intensa condizione di sofferenza fisica. Il sintomo pone l’individuo al riparo da ogni attacco dell’inconscio mantenendo un legame con l’esperienze traumatiche.
    Per comprendere i sintomi ed eliminarli bisogna risalire all’infanzia del paziente, per cogliere i traumi e i desideri infantili rimossi. Il compito del terapeuta è quello di reintegrare il materiale rimosso dalle funzioni psichiche coscienti, cioè per cogliere i traumi rimossi bisogna lavorare sul paziente cosciente con metodi diversi
    Associazioni libere: il paziente non si trova nel sonno ipnotico ma in stato di veglia. Le associazioni libere esprimono liberamente ciò che al paziente viene in mente (un’immagine,un oggetto un disegno…), cioè il soggetto associa spontaneamente idee ad altre idee escludendo la censura del proprio io e si ricollega a ricordi perturbatori.
    Paziente e terapeuta sono entrambi in stato di veglia (regola aurea) e il soggetto è invitato ad abbandonarsi e lasciare ogni autocontrollo.
    Atti mancati: tutto ciò che facciamo nella nostra vita quotidiana è legato al nostro inconscio, anche la realtà a cui noi non diamo estrema importanza, come gli automatismi, dei gesti, i lapsus...Per Freud questi sono rivelatori dell’inconscio, anche se li impuntiamo alla distrazione.
    L’analisi degli atti mancati deve tenere conto dei vari contesti in cui si verificano e aiutano il terapeuta a risalire a dei fini rimossi.
    Transfert: riguarda il rapporto tra paziente e analista. Il paziente vede nell’analista una figura paterna e prova quei sentimenti di odio e di amore che ha provato nei confronti del genitore.
    Il paziente ha un atteggiamento positivo o negativo verso l’analista, che in realtà è originariamente rivolto a persone famigliari, cioè proietta pensieri, emozioni, affetti o sentimenti di ostilità: il transfert positivo è di ausilio per la situazione di analisi in quanto il paziente provando il desiderio di piacere verso l’analista e cercando di avere la sua approvazione, collabora attivamente alla terapia.
    Controterapia: il terapeuta riversa sul paziente attenzioni, desideri o frustrazioni, anche la relazione dell’analista può essere positiva o negativa se l’analista prova frustrazione nei confronti del paziente
    Interpretazione dei sogni: è la strada principale per capire l’inconscio, infatti per Freud il sogno ha un senso specifico, non è definibile in negativo ma solo in positivo.
    Il sogno è l’appagamento di un desiderio. Esso è diviso in frammenti, quindi nella sua interpretazione non si deve indagare nel complesso ma nei suo dettagli. Il sogno è diverso a seconda dell’individuo.
    Nel sogno sono presenti due fasi psichiche: la formazione del sogno e l’azione di censura, che provoca la deformazione dell’espressione del desiderio: il sogno nasce dai desideri, ma se questi sono fonte di dolore, è più forte l’azione della censura che deforma il contenuto del sogno e l’appagamento del desiderio.
    Le fonti del sogno sono i residui diurni, cioè l’esperienza dei giorni precedenti, nei quali eventi marginali possono comparire con un ruolo importante nei sogni; la fonte somatica corporea, ovvero sintomi corporei, possono incidere sui contenuti dei sogni, come la cattiva digestione o incidenti avvenuti nel sogno; il contenuto latente, che è costituito dalle tendenze che danno luogo al sogno quando il desiderio è troppo forte ,e va contro tutti i sentimenti camuffando il desiderio vero.
    Il lavoro onirico comprende tutti quei meccanismi attraverso cui la psiche elabora, a partire dai desideri latenti, il contenuto manifesto del sogno. Bisogna distinguere tra il contenuto manifesto (desideri dell’inconscio) e il contenuto latente (come il sogno si manifesta).
    Freud distingue due meccanismi del sogno:
    1)Elaborazione Primaria un’azione di mascheramento dei pensieri onirici latenti ,vuole eludere la censura e quindi tende all’appagamento dei desideri. Essa ha come meccanismi:
    la Condensazione: un processo di unificazione in un solo elemento di più avvenimenti, fatti, persone...Il sogno condensa perchè mette insieme immagini diverse; inoltre non è possibile determinare quanto condensa il sogno.
    Lo Spostamento: Il sogno diversamente centrato decentra, cioè il contenuto manifesto ruota attorno a elementi meno significativi; ciò significa che gli elementi essenziali carichi emotivamente sono coperti da una serie di fattori insignificanti. Questo lavoro è quello della censura, cioè un’azione di difesa contro uno stato emotivo che causerebbe dolore.
    La Raffigurabilità: un desiderio, che è astratto, deve trovare una forma nel sogno, cioè deve essere raffigurabile. E' il sogno stesso che sceglie gli elementi pi rappresentabili, si avvale cioè di immagini.
    2) Elaborazione Secondaria: il sogno assume una sua logica interna.


    Dimensione della Personalità



    La dimensione della personalità in Freud è un’interpretazione dinamica, costituita da tre istanze:

    ES

    E’ l’insieme di tutte le nostre tendenze istintive, innate, inconsce che sono dominate dal principio del piacere, cioè dalla tendenza alla soddisfazione totale e immediata di una pulsione. L’ES tende a realizzare tutto e subito,per evitare il dispiacere. L’ES è al di fuori della morale, cioè è la consapevolezza della necessità di rinviare e spostare il piacere.
    Se il piacere, che l’istinto vuole realizzare immediatamente, non è soddisfatto né sublimato, si cade nella nevrosi.
    Nell’ES si distinguono istinti di vita e istinti erotici: sono istinti di vita in senso ampio; l’eros è un istinto vitale che racchiude sia la pulsione legata all’autoconservazione (mangiare,bere,dormire...) sia la pulsione sessuale legata al piacere e alla realizzazione della nostra vita.
    La pulsione sessuale per Freud è detta libido, ed è un istinto di vita presente in tutte le relazioni, fin da piccoli. La libido può essere oggettuale, cioè diretta verso un oggetto esterno all’individuo o narcisistica, cioè che investe l’individuo stesso, si rivolge al suo interno. La libido all’inizio della vita dell’uomo è narcisistica, ma poi, con il passare del tempo è diretta agli oggetti esterni.
    Nell’ES troviamo anche istinti di morte e istinti tanatologici caratterizzati da pulsioni di aggressione e di pulsioni di distruzione. Queste diventano una minaccia per l’uomo perchè si può arrivare anche alla distruzione di sè stessi inconsciamente. Il soggetto vive in condizioni dolorose in cui si era già posto in partenza, non si rende conto di avere già vissuto quelle esperienze e non impara dai propri errori.
    Le pulsioni di vita e di morte caratterizzano l’uomo. In questo modo Freud spiega il fatto che nel mondo vi è sia la violenza che la morte. Il rapporto con gli istinti di vita e morte è realizzato dall’EGO e dal SUPEREGO, in cui vi è un punto d’incontro e di equilibrio tra istinto di vita e istinto di morte.

    SUPEREGO

    E’ un’istanza psichica che costituisce l’insieme dei valori, delle proibizioni, delle regole di comportamento... una sorta di coscienza morale.
    Freud identifica il momento cruciale dello sviluppo della personalità nel superamento del Complesso di Edipo che il bambino vive tra i 5/6 anni d’età: secondo la tradizione Edipo uccide il padre e sposa la madre senza saperlo, riprendendo il mito di Sofocle per cui il figlio si era legato alla madre senza sapere che fosse lei. Allo stesso modo il bambino per Freud deve “uccidere” il padre e prenderne il posto; nei confronti del padre si verificano due fasi:
    Rivalità: il bimbo concentra sulla madre la sua attenzione, la vuole tutta per sè; si concentrano su di lei tutti i desideri sessuali e la sua libido: vede perciò il padre come rivale e prova impulsi di gelosia e ostilità.
    Identificazione: il bimbo capisce che per arrivare alla madre deve diventare come il padre; si pone quindi come modello il padre che diventa il suo punto di riferimento.
    L’idea di arrivare alla madre risulta vana perch c’è già il padre. Ciò sposta il desiderio della madre verso un’altra donna futura.
    Freud spiega così la sessualità e individua la causa della omosessualità nel non superamento del complesso di Edipo e nella non identificazione del ambino con il padre.

    EGO

    E’ l’io; l’istanza psichica che opera la sintesi tra i desideri dell’ES e ciò che proviene dal SUPEREGO.
    Si sviluppa sotto l’influenza del mondo esterno e dell’esperienza.
    L’EGO deve incanalare l’ES, cioè deve soddisfare e reprimere i desideri secondo la misura in cui servono e sono adatti per la vita. L’EGO deve controllare e respingere gli impulsi.




    Organizzazione della Libido-Sviluppo dell’EGO



    Fase Orale

    Il bimbo nel primo anno di vita sviluppa la zona esogena della bocca, prova una particolare sensibilità nella zona orale. Il bambino prova piacere dalla bocca, dal succhiare il seno materno e i vari oggetti che ha tra le mani.
    La bocca un modo di conoscere il mondo esterno e manifestare i propri sentimenti piacevoli.
    Quando si è nelle altre fasi non scompare il piacere nella zona orale, ma diminuisce e ci sono altre zone che danno più piacere.

    Fase Anale

    E’ legata al secondo/terzo anno di vita. E’ detta anale perchè il piacere associato all’imparare a controllare i propri sfinteri.

    Fase Genitale

    Più precisamente questa fase si divide in altre due fasi: la Fase Fallica/Genitale/Edipica e la Fase Genitale vera e propria.
    Mentre le due fasi precedenti sono destinate a superarsi anche se rimangono residue, la fase fallica o genitale è la fase che si riaffermerà anche nella vita adulta. Questa fase è legata a una ricerca del piacere verso se stessi (Autoerotismo). E’ la fase legata al processo di Edipo e alle identificazioni con i genitori, in particolare con quello dello stesso sesso.

    Fase di Latenza

    Copre il periodo dai quattro ai sei anni. E’ chiamata di latenza perchè il desiderio sessuale passa in secondo piano, viene rimosso e si sviluppano altri aspetti della personalità del bambino, come l’atto intellettuale, la volontà ,le relazioni sociali...
    Il bambino acquista dignità personale, come il rispetto e la considerazione. All’inizio l’idea di sè è legata a quella che gli altri hanno di me, ma la persona adulta poi sviluppa una propria considerazione di sè.
    Dal punto di vista morale si va verso una maggiore autonomia dei valori ,che spesso porta a dei sensi di colpa, se non ci si comporta secondo le aspettative proprie o delle persone che stanno più a cuore. La fase di latenza è una fase di calo ma nello stesso tempo di sviluppo.

    Fase di Pubertà

    C’è un risveglio con la maturità sessuale di tipo fisiologico (Timbro della voce...)



    Italo Svevo



    (1861-1928)

    La coscienza di Zeno



    La cultura di Italo Svevo è basata oltre che sulla conoscenza dei classici tedeschi (da cui lo pseudonimo come Ettore Schmits, lo scrittore triestino) e francesi, anche sulla familiarità con la filosofia di Schopenhauer e soprattutto sulla conoscenza approfondita del pensiero di Freud. Nell’ambito della letteratura italiana l’opera di Svevo segna il passo dal verismo ad una nuova visione e descrizione del reale, più analitica e interiorizzante, svincolata da alcune convenzioni tradizionalmente presenti nella narrativa italiana, l’univocità degli eventi: si tratta di un’acquisizione progressiva, poco percepibile nella sua prima opera, “Una Vita”, ma nettissima nella “Coscienza di Zeno”. Nell’analizzare i processi dell’inconscio, Svevo “smonta” l’io del protagonista, rivelando ironicamente le complesse stratificazioni della psiche, la sua fluente instabilità in cui passato e presente, ricordi e desideri si intrecciano e si condizionano reciprocamente.
    Zeno Cosini decide di andare dall'analista per riuscire a smettere di fumare. L'analista, un certo "dottor S.", identificabile probabilmente con Sigmund Freud, gli consiglia di scrivere la storia della sua vita. Il grande problema di Zeno è la sua inettitudine e inoltre suo grande problema sarà il vizio del fumo dal quale non riesce a divincolarsi ; infatti il protagonista, che già nell'adolescenza aveva iniziato a fumare a causa di un rapporto conflittuale con il padre, nonostante più volte si fosse riproposto di smettere, non vi riesce e per questo si sente frustrato.
    I tentativi si moltiplicano, e anche gli sforzi, ma il problema non viene risolto. A mano a mano che Zeno procede con il racconto, il lettore comprende che l'incostanza e la faciloneria che attanagliano il protagonista vanno ben al di là del semplice vizio del fumo; infatti anche lo stesso matrimonio è da considerare una delle tante decisioni prese e mai mantenute.
    La "malattia" è per Zeno l'incapacità di sentirsi a proprio agio in ogni tipo di situazione. Il romanzo consiste nell'analisi della psicologia del protagonista, e mette sistematicamente a nudo la discrepanza tra comportamenti e intenzioni del protagonista.
    Nel secondo capitolo emerge il tema del rapporto tra Zeno e suo padre: difficile fin dall'infanzia la relazione è deviata dall'incomprensione e dai silenzi; inoltre bisogna aggiungere che il padre non ha alcuna stima del figlio, tanto che, per sfiducia, affida l'azienda commerciale di famiglia ad un amministratore esterno. Il più grande dei malintesi è l'ultimo, che avviene in punto di morte: quando il figlio è al suo capezzale il padre lo colpisce con la mano e Zeno non riuscirà mai a capire il significato di quel gesto. L'interrogativo produrrà un dubbio atroce che accompagnerà il protagonista fino all'ultimo dei suoi giorni.
    Il protagonista conosce tre sorelle, di cui la più attraente è Ada: a costei il protagonista fa la corte, ma il suo sentimento non è ricambiato, perchè ella lo considera troppo diverso da lei ed incapace di cambiare.
    Zeno è particolarmente attratto dalla sua bellezza esteriore ed interiore. Tuttavia egli finisce per sposare Augusta, delle tre la donna che meno gli piaceva. Nonostante questo il protagonista nutrirà sempre per lei un sincero affetto, anche se ci non gli impedirà di stringere una relazione con un'amante. Augusta costituisce nel romanzo una figura femminile dolce, tenera, che si prodiga per il proprio marito. Stando al racconto ella sembra la guida ideale per il recupero della salute di Zeno, anche se questa concezione di perfezione si smorza via via fino a quando l'azione della donna scade nell'egoismo e nella superficialità.
    Il conflittuale rapporto dell'autore con la sfera femminile – la sua patologia è stata bollata dallo psicologo come "sindrome Edipica" – è evidenziato anche dalla ricerca dell'amante: Zeno accenna a tale esperienza come un rimedio per sfuggire al "tedio della vita coniugale". Quella con Carla è un'"avventura insignificante"; lei è solo una "povera fanciulla" e "bellissima" che inizialmente suscita un istinto di protezione. Tuttavia quella che in principio appariva come una relazione basata sul semplice desiderio fisico si trasforma successivamente in una vera e propria passione. Anche Carla subisce dei cambiamenti: dapprima insicura, diventa una donna energica e dignitosa che finisce con l'abbandonare il suo amante a favore di un maestro di musica che lo stesso le aveva presentato.
    Particolarmente interessante è la concezione che Zeno ha di sè a confronto con gli altri personaggi (le tre sorelle, il padre, Guido, Enrico...): egli sa di essere malato e considera gli altri "sani", ma proprio perchè questi ultimi sanno di essere "normali" tendono a rimanere cristallizzati nel loro stato, mentre Zeno, inquieto, si considera un inetto e per questo è disposto al cambiamento e a sperimentare "nuove forme di esistenza".
    Sulla base di questa convinzione egli finisce col ribaltare il rapporto tra sanità e malattia: l'inettitudine si configura come una condizione aperta, disponibile ad ogni forma di sviluppo; e di conseguenza la sanità si riduce ad un difetto, l'immutabilità.
    Alla fine del romanzo Zeno si considera guarito, o meglio, è riuscito a spiegare la propria malattia come un male che affligge l'intera società. Infine egli scrive una critica contro la psicoanalisi ed una profezia sulla fine del mondo che sarà provocata dall'autodistruzione dell'uomo.
    Il termine dell'opera può suggerire che si tratti di una cattiva coscienza, infatti tutto viene risolto in un banale tentativo di autogiustificazione: Zeno desidera proclamare la propria innocenza nei confronti del padre, moglie, amante e cognato. Questo lo notiamo anche in Senilità, ma nella Coscienza di Zeno va ben oltre; infatti contemporaneamente oggetto e soggetto di critica. è ironizzato ma anche ironico. La sua "malattia" gli impedisce di identificarsi con il mondo normale. Zeno è a conoscenza di queste sue imperfezioni; per questo è ben lieto di modificare le proprie esperienze, gli altri invece, convinti di essere perfetti, restano cristallizzati in una condizione di immutabilità, ergo negano ogni possibile miglioramento.



    Temi dominanti

    Tutta l’opera è attraversata dal tema dominante della malattia, vista in opposizione dialettica con il suo opposto, la salute.
    La malattia di Zeno è multiforme: si manifesta con i sintomi nevrotici che colpiscono inaspettatamente e senza un fondamento patologico organico, ma soprattutto come disagio psicologico, come perenne senso di confronto ed inferiorità nei confronti degli altri individuati come rivali e competitori o come sostituti della figura paterna e quindi presenze protettive - come irresolutezza di propositi – vedi il problema emblematico del fumo e dell’ultima sigaretta – come senso di colpa, compensato però dalla tendenza all’autogiustificazione ed alla produzione di alibi, di cui per Zeno è in gran parte consapevole.
    In questo senso Zeno è un inetto ma in senso nettamente più evoluto, in quanto ha dalla sua un distacco ed uno sguardo ironico che lo salvano da ogni esito tragico e ne fanno un personaggio poliedrico e stranamente vincente.
    E’ questa malattia che lo conduce a cercare le cure del dottor S ed intraprendere la nuova terapia psicoanalitica.
    Il mondo gli appare diviso in due:
    da un lato i malati, tra i quali si annovera, dall’altro i sani, i sicuri di se e delle proprie scelta, i decisi, i vitali, anche se questa separazione è avvertita senza pessimismo e spirito di tragedia, anzi in più di un passo dell’opera Zeno dichiara di essere affetto da un’inguaribile ottimismo.
    Solo alla conclusione delle sue memorie, Zeno dichiarerà di aver recuperato la sua salute, non grazie alla terapia del dottor S, che egli ha inopinatamente interrotto, ma grazie al successo negli affari favorito da circostanze favorevoli create dalla guerra.
    Ma in questo concetto di salute legato all’azione, al vitalismo, alla dinamicità del mondo esterno e posto nuovamente sotto critica e sconfessato nella pagina finale del suo diario, dove sostiene che “la vita attuale è inquinata alle radici” e che esse ha già messo in moto una spirale che la distruggerà:
    l’uomo, che si è messo al posto degli alberi e delle bestie e che ora produce ordigni, bombe, armi,...causerà un’esplosione enorme, una catastrofe, che porterà alla distruzione del pianeta.
    L’opera si conclude quindi con una dichiarazione che è stata interpretata dalla critica anche in modo estremo, come un saggio di pessimismo storico – profetico, quasi un’anticipazione della follia dell’uomo che ha dato luogo all’esplosione nucleare.
    Possiamo quindi concludere che dalla malattia del singolo, per quanto anch’essa difficilmente interpretabile, Svevo sia giunto alla malattia dell’umanità e della storia.



    Struttura narrativa

    Il romanzo è costruito secondo soluzioni nuove, abbandonando il modulo ottocentesco di matrice naturalistica della narrazione lineare, condotta da una voce anonima ed esterna alla vicenda.
    Il narratore è lo stesso protagoniste, Zeno Cosini, che assume la forma di narratore interno e che racconta le proprie vicende su sollecitazione dell’analista con una narrazione fortemente soggettiva, mescolando i fatti oggettivi con le sensazioni, i sentimenti, i pensieri, i dubbi e le convinzioni presenti, diverse da quelle di allora...
    Non si può definire l’opera un’autobiografia, secondo la classificazione dei generi letterari, perchè psicoanalitica, per quanto la psicoanalisi con il suo linguaggio, con i suoi contenuti e i suoi rimossi sia una componente fondamentale del romanzo.
    Il romanzo precede per temi e non secondo un ordine cronologico: c’è quindi un sovrapporsi di piani temporali con episodi e stati di coscienza che appartengono a epoche diverse, c’è il passato (il tempo del vissuto) che riaffiora costantemente mescolandosi con il presente (il tempo del racconto).
    Svevo stesso definisce questo tempo “tempo misto”.
    Un altro fattore di novità del romanzo è la dissoluzione del personaggio unitario ottocentesco e lo sdoppiamento di Zeno in Io-narrante (Zeno ormai anziano che scrive) e in Io-narrato (Zeno nelle diverse fasi della vita, protagonista delle sue memorie).
    La narrazione è condotta secondo un atteggiamento dominante che è quello dell’ironia: Zeno ironizza sul suo analista ma anche su se stesso,smonta e rimonta alibi, giustificazioni, pretesti creati da lui stesso ma, con la stessa lucidità, analizza con una critica corrosiva e destruttura anche le certezze altrui: sono emblematiche le pagine dedicate alla “salute di Augusta”, dove irride alle certezza su cui si fonda la sicurezza e la vita ordinata della moglie e le fa apparire per quello che sono, cioè i convenzionali punti di riferimento della vita borghese, efficaci quanto effimeri.






    Conclusioni

    Il romanzo è interessante per le novità della tecnica narrativa ma soprattutto per la qualità inafferrabile del protagonista, un eroe moderno portatore di poche certezze ma straordinariamente aperto al confronto e soprattutto all’analisi del proprio mondo interiore e alle molteplici motivazioni del proprio agire.
    Piacevole è anche la visione ironica che stende su tutti gli avvenimenti narrati, anche i più tragici, il velo leggero del sorriso, cogliendo quanto la vita a volte sia imprevedibile e anche beffarda, al di là dei tentativi di imbrigliarla e dominarla.
    Rispetto ai personaggi di Pirandello, vittime della vita che cercano la via di salvezza nel dramma o nella follia, il segreto di Zeno sta nell’affrontare la vita modellandosi con duttilità su di essa, riuscendo anche a vincere contro ogni aspettativa e al di là di ogni obbiettivo.




    La psicoanalisi e l’arte di Salvator Dalì




    (1904-1989)




    Il pittore spagnolo S. Dalì è il rappresentante del surrealismo, movimento fondato a Parigi nel 1924 per esprimere in arte il mondo dell’inconscio che Freud andava rivelando con l’indagine scientifica.
    In generale la pittura di Dalì esercita un effetto di suggestione emotiva attraverso un processo che si può definire di straniamento: Dalì raffigura oggetti comuni inseriti in uno spazio che li allontana dalla loro funzione primaria.
    In questo modo crea paesaggi immaginari, senza tempo, quasi regioni desertiche in un inconscio collettivo in cui si evidenziano alcune figure o oggetti dal forte valore simbolico ma sottoposti a un processo di deformazione, quasi irriconoscibili rispetto alla loro funzione originale.
    Molti dei dipinti di Dalì furono inspirati ed influenzati dai paesaggi della sua gioventù; anche nella “Persistenza della Memoria” completato nel 1931, lo scenario roccioso nella parte destra del quadro rimanda alle scoscese rocce di Capo Creus.

    Persistenza della Memoria:




    image




    In primo piano si può notare una specie di autoritratto di Dalì che sembra fondersi con il resto del dipinto; emergono sempre in primo piano le immagini di separati orologi molli che sono un simbolo comunemente associato al surrealismo di Dalì, ovvero l’irrilevanza del tempo.
    Quando Dalì era solo con Gala e i suoi quadri a Capo Creus sentiva che il tempo aveva pochissimo o forse nessun valore per lui, in quanto passava le sue giornate mangiando, dipingendo e facendo qualsiasi cosa volesse fare. I caldi giorni d’estate sembravano volare senza nessuna indicazione reale di essere trascorsi.
    In un caldo pomeriggio di agosto nel 1931, mentre Dalì sedeva al suo tavolo ebbe una delle sue più fenomenali allucinazioni critiche paranoiche: prendendo una matita e infilandola sotto un pezzo di formaggio, che era diventato più molle e fluido del solito nel caldo estivo, Dalì fu ispirato dall’idea per gli orologi sciolti.

    La Metamorfosi di Narciso:




    image




    L’ispirazione di Dalì per questo motivo deriva da una conversazione tra due pescatori udita per caso, essi discutevano di un uomo che fissava sè stesso in uno specchio per ore. Uno dei pescatori descriveva l’uomo dicendo che aveva un bulbo in testa, in modo colloquiale per dire che era pazzo.
    Dalì combinò questa immagine con il mito greco di Narciso che si innamorò della sua propria immagine riflessa e fu trasformato nel fiore che porterà il suo nome dopo la sua morte.
    Nel quadro la mano sinistra, che tiene un uovo dal quale nasce un fiore di narciso, imita la configurazione di Narciso che ammira il suo corpo.
    La vista di formiche e un cane randagio appaiono entrambi intorno alla mano e simboleggiano la morte e il decadimento.
    L’influenza di Dalì dei grandi maestri italiani si pu riscontrare nella ripresa del tema mitico classico e nell’uso dei colori e delle forme.

    Strumento masochista:




    image




    Questo dipinto interpreta una scena dell’infanzia nella quale Dalì convince una raccoglitrice di frutta ad arrampicarsi su una scala a pioli appoggiata fuori dalla sua stanza in modo che il suo busto sia incorniciato dalla sua finestra.
    L’occhio di chi guarda è attirato verso la donna nuda dagli angoli creati tra il tetto spiovente sotto la finestra e il blu del cielo.
    Il pallore della pelle della donna è evidenziato dall’uso di ombre e dai muri vividamente colorati della casa. Il suo volto non si vede e ciò conferisce un’aria di mistero al quadro. Fuori dal contesto del quadro, nella mano la donna tiene un violino tra due dita. quasi con ripugnanza, e sembra pronta a buttarlo via.







    James Joyce



    (1882-1941)





    James Joyce is one of the most important figures of a movment that spread in the 18 century, the modernism. This movment was linked with Freud and the psicanalysis, and was created a new way of writing, the psicological novel. Characteristics of these novel are:
    Search for new tecniques that could express the thoughts of the carachters (like the stream of consciousness and the interior monologue)
    Attention to mitology, antopology and religion
    Detachment of the artist from his work, that is not an expression of artist's ineriority
    Refuse of romantic language; what is fondamental is a precise language with words also taken by everyday language
    Using of symbols, even taken from psicanalisys
    Tractation of "tabù themes" such as sexuality
    Using of tecniques like flashbacks
    Absence of a linear plot or totally absence of a plot

    The tecniques used by Joyce are 2 in parlticular: the stream of consiousness and the interior monologue.
    The stream of consciousness is a free representation of the thoughts of a carachter as they are, before being reorganized in logical sentences. This thoughts are so reported as an uninterrupted flux of words, without any mediation of the writer. For this reason this works are very difficoult and complex to read.
    The interior monologue is another tecnique Joyce uses and is the reporting of the thoughts of a character directly to the reader as they are, even if they are only in the character’s mind.
    The stream of consciusness is used by Joyce in all his works but this tecnique is bringed to the extreme in "Ulysses". This is one of the most complex works of this writer and is about only one day, the 16 of june. In this day we have 3 carachters: Leopold Bloom (that represent Ulysses), Stephen Dedalus (Thelemachus) and Molly Bloom (Penelope). The plot is very simple, Leopold and Stephen go out for a walk in Dublin and in the end come back home, where Molly is waiting for Leopold. But what is important is not the plot, the whole book is the stream of consciousness of the 3 protagonists, free and without mediations of Joyce, so that the reader could interpretate the thoughts of the carachters.
    An important example of this flux of words is the text "Yes" taken from the final part of Ulysses, in which we find Molly's interior monologue. What immediatly is evident is the absence of punctation, because we see only an uninterrupted flux of words taht represents Molly's thoughts, expressed as they are in her mind, without a mediation of the writer. In particular is very difficoult to undrestan what Molly is thinking because of the tecniques used by Joyce and the absence of mediation and of a “guide” in the mind of Molly. What we can understand is that she is thinking to her life past, present and future, and she also remembers the day in which she married Leopold, but the text is still very complex to understand.
    Joyce doesen't stop this flux of words, he doenen't order or comment the text, reaching an extreme level of objectivity. Thoughts donìt follow a cronological order, passing from present to future to particular episodes in the past.
    Here the fondamental characteristics of the monologue are the absence of punctation and of logical connections.Is also important the first person narration (present in all the text) and the recurrence of some words and images.
    But what is really important is the figure of Leopold Bloom. He is like Zeno Cosini, he's unable to live, an this condition is tipical of all the Dubliners, and this underlined by Joyce also in another of his works "the Dubliners".
    This work is a collection of short stories abuot the Dubliners and tehir condition of paralized people that are unable to live their lives and also unable to live Dublin, that paralises people. In these stories the protagonist live in Dublin but a particuolar and also insignificant thing open his eyes abuot reality and about his condition, but in the end the character is not able to exit from his condition of paralisys. The revelation is another tecnique used by Joyce and is called epifany. But what is really important is the psicological paralisys of the Dubliners.
    Leopold as the Dubliners are presented as paralized, a word chosen by Joyce himself to express the particular condition of who lived in Dublin. They are unable to live a life that is like a prison, they fail trying to live Dublin, and so they are paralised in their empty lives unable to react and to change their future
    This condition reflects the one of Zeno Cosini of the "inetto a vivere" and is something that interess the psicanalysis, because is also important the mental paralisis of these dubliners that are so negative for Joyce.
    The relationship between Joyce and Dublin is particular, because he hates it for its paralisys but he also loves it because all his works are ambiented in this city, even if he lived in another country(such as Paris).
    In conclusion we could say that Joyce was extremely linked with psicology and also whit Italo Svevo, because Leopold Bloom is the english version of Zeno Cosini in "La coscienza di Zeno"
     
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  2. ¬Nightmare
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    Sinceramente come argomento di tesina lo trovo fantastico. Regolati col tempo e cerca di parlare di tutte le materie, facendo collegamenti che centrano.
     
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  3. BongyBo
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    Veramente l'avrei gia finito il liceo :hh:
     
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  4. ¬Nightmare
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    CITAZIONE (BongyBo @ 10/5/2011, 13:26) 
    Veramente l'avrei gia finito il liceo :hh:

    :pasky: :look:

    Go Bananas :ahsisi:
     
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  5. BongyBo
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    Run topic, run! Se avete altre tesine sulla psicoanalisi, e tesine di altro genere, per licei o altro, aprite un nuovo topic e postatele!
     
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  6. Màrios
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    e di storia cos'hai portato?

    Io sono dell'artistico, mi servirebbero storia e fisica..

    Grazie mille cmq per il materiale, prenderò spunto :)
     
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  7. BongyBo
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    Di storia e fisica non ho portato nulla. Non devi per forza portare tutto :)
     
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6 replies since 10/5/2011, 10:18   28076 views
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